Poltronova

Radical Iconic Italian Design

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La forma del futuro divano Superonda viene realizzata per la storica mostra Superarchitettura del 1966 alla Galleria Jolly 2 di Pistoia. L’evento è stato considerato l’atto fondativo della così detta Architettura Radicale, movimento tenuto a battesimo dal critico d’arte Germano Celant. La stagione Radicale, italiana e fiorentina in particolare, è stata un’esperienza di estrema originalità che ha trovato nell’alveo toscano l’humus fecondo per far germogliare i fermenti sparsi sulla scena internazionale dal Situazionismo di Debord e Constant, dalle esperienze austriache di Pichler e Hollein e tramite le colorate incursioni dei londinesi Archigram.
La mostra Superarchitettura vede coinvolto, insieme al gruppo Archizoom Associati composto da: Andrea Branzi (1938); Paolo Deganello (1940); Gilberto Corretti (1941); Massimo Morozzi (1941—2014); cui si sarebbero di lì a poco aggiunti Dario (1943) e Lucia Bartolini (1944—2009), il costituendo gruppo Superstudio, nell’allestimento di un ambiente in cui a essere centrali non sono tanto i parametri tecnico—fisici, ma l’aspetto sociale dei consumi.

Alla data del 1966 il progetto di Archizoom, dal nome Superonda, è solo una sagoma, un colorato prototipo. Sergio Cammilli che al tempo dirige la ditta di Agliana e individua in Ettore Sottsass la figura adatta a esserne l’art director, visita nella galleria pistoiese il singolare allestimento del quale avrà modo dire: «la rassegna suscitò non poco stupore. Io ne rimasi affascinato. Mi interessava conoscerli, capire il loro lavoro, capire i loro pensieri. Mi recai a Monte Uliveto dove il gruppo aveva sistemato lo studio. Una volta dentro l’ambiente ho preso parte al loro naturale disordine, camminare sui disegni, parlare inseguendosi, passare da un personaggio all’altro». Cammilli comprende le potenzialità di quei prototipi, ancora ibridi e privi di funzione, e in accordo con i progettisti decide di proporne la produzione che diventa effettiva a partire dal 1967.

La Superonda non ottiene un immediato successo commerciale ma, ad esempio, Elio Fiorucci, con cui il gruppo Archizoom nei primi anni Settanta avrà una collaborazione in relazione a un estroso progetto d’abbigliamento, la utilizza per arredare il suo celebre negozio di Milano, e molti pezzi d’arredo che fanno la loro comparsa sul mercato nel biennio 1967—68 si ispirano alle onde degli Archizoom. Come ricorda Roberto Gargiani, Filiberto Menna include la Superonda tra i cinque oggetti di design industriale da inviare come rappresentativi della produzione italiana alla mostra dell’International Council of Societies
of Industrial Design che si tiene nel settembre del 1969 a Londra.

Nel 1967, dopo vari tentativi, si stabilisce di editare la forma Superonda in poliuretano espanso, materiale relativamente povero ed economico ma molto duttile, che da poco ha fatto la sua comparsa nel mondo dell’arredo domestico rendendo di fatto possibile la realizzazione di moltissime forme libere
e innovative. Il poliuretano della Superonda non contiene alcuna struttura rigida al suo interno. È rivestito di un manto lucido reso con un tessuto spalmato in pvc — materiale anch’esso innovativo che negli anni dello sdoganamento della plastica diventa di grande efficacia — disponibile inizialmente
in due varianti di colore: bianco e nero, cui si aggiunge poco dopo il rosso.

Inizialmente si studia un accorgimento tecnico che permetta di congiungere e saldare i due elementi a forma di onda di cui il progetto si compone; sembra però che qualunque soluzione, bretelle, tubi metallici disposti in verticale, finisca per mortificare l’anelito alla libertà totale che l’oggetto porta inevitabilmente con sé e si decide per tanto di non vincolare i due elementi a un’unica possibilità compositiva. Le sagome sinusoidali delle due “onde”, essendo speculari, rendono possibili varie posizioni e funzioni: una superficie morbida da terra, quasi un letto; un divano fatto di seduta e schienale; due chaise longue e anche l’essere, di fatto, una scultura nello spazio. L’autonomia dell’oggetto è tale che, anche dato il peso, estremamente contenuto, la Superonda può essere facilmente spostata all’esterno e rendere possibile la modificazione dell’ambiente che la contiene sia all’interno che all’esterno.

La libertà massima dell’utilizzo è riflesso della forma, altrettanto disinvolta, che suggerisce creatività e leggerezza di approccio. Così nelle parole dello stesso Branzi: «Superonda affermava la completa autonomia del prodotto di arredo dall’architettura che lo conteneva e dalla tradizione formale del divano». Prerogativa dichiarata dell’Architettura Radicale è un altrettanto “radicale” messa in discussione delle tradizionali funzioni come sedersi o sdraiarsi, a beneficio di comportamenti maggiormente creativi sollecitati da oggetti che, come questo, non si pongono come dogmatici e non impongono delle modalità di utilizzo prestabilite. La Superonda è parte della collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano e di quella del MoMA di New York ed è tra quegli oggetti che a oggi continuano, senza esserne mai usciti, a fare parte del catalogo della rinnovata azienda pistoiese, oggi Centro Studi Poltronova per il design, diretto da Roberta Meloni. (Elisabetta Trincherini)