Poltronova

Radical Iconic Italian Design

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Andrea Branzi. La Poltronova negli anni Sessanta, in una regione come la Toscana che di design non produceva niente, aveva in scuderia tutti i migliori: non solo Ettore Sottsass che ne era art director, ma Gae Aulenti, Paolo Portoghesi, Giovanni Michelucci, Angelo Mangiarotti, gli Archizoom, il Superstudio, De Pas–D’Urbino–Lomazzi; quindi non solo i maestri, ma anche i protagonisti del “Nuovo Design” che allora si chiamavano radicali… Rispetto a Dino Gavina o alla aristocrazia Danese, che all’inizio degli anni Sessanta crearono la prima nicchia di marchi ad altissima qualità, Sergio Cammilli adottò subito un metodo diverso, sperimentale, mettendo insieme l’anima policentrica del design italiano, le sue contraddizioni, le sue tendenze opposte; nella certezza, che oggi si rivela esatta, che proprio in questa complessità si trovava il motivo dell’unità e della vitalità di questo straordinario fenomeno. Il Cammilli mise subito insieme, nello stesso catalogo, gli oggetti anarchici degli Archizoom e la prima parete attrezzata italiana (il Cub8) di Angelo Mangiarotti, le prove Post-Modern di Paolo Portoghesi con gli archetipi irridenti di Ettore Sottsass.

Come dire: tutto e il contrario di tutto, prevedendo quel frazionamento dei mercati e del gusto, che dieci anni dopo verrà chiamato postindustriale.

 

 

Poltronova... aveva in scuderia tutti i migliori.

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